mercoledì 11 maggio 2011

Dal lassaiz-faire al lasciar fare affari


“Hegel nota in un passo delle sue opere che tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per così dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa.” (Karl Marx).

La massima del laisser-faire (lassez-faire) è stata attribuita al mercante Legendre, siamo verso la fine del XVII secolo:  essa nasce da uno scambio di battute tra Legendre e  Colbert, quando quest’ultimo  chiese al primo: “Que faut-il faire pour vous aider?”  Legendre rispose: “Nous laisser faire.” Nasceva così la fortunata formula che sintetizzava l’esprit del libero mercato che avrebbe dominato per più di due secoli, fino a quando J.M. Keynes non ne decretò la fine, in sua  famosa conferenza  ad Oxford nel 1924. Ma la fine vera del lassez-faire arrivava con la Grande Crisi.
Ma si sa che la fine di una  storia coincide con un nuovo inizio, ovvero, le stesse cose ritornano: dagli anni ’80 del sec. XX, dopo  la parentesi dei trenta gloriosi, non abbiamo sentito parlar d’altro che di libero mercato, almeno fino allo scoppio della recente grande crisi del capitalismo finanziario: il libero mercato, il “laisser-faire” di Legendre, aveva ripreso il sopravvento, potenziato  da un progressivo smantellamento dei residui controlli introdotti negli anni ‘30. Nel 1999 veniva promulgata, dal presedente Clinton,  la nuova legge bancaria nota come il Gramm-Leach-Bliley Act che abrogava quelle disposizioni  del   Glass-Steagall Act del 1933 che prevedevano la separazione tra attività bancaria tradizionale e  Investment Banking. Insomma, il laissair-faire si trasformava in lasciar fare affari al capitalismo finanziario e speculativo.

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