giovedì 2 giugno 2011

L’EUTANASIA DEL RENTIER Considerazioni a latere dell'ultima relazione del governatore della BdI


Mentre l’Europa cresce al 2% in media all’anno, l’Italia viaggia ad una  velocità che è pari alla metà. “Nel corso dei passati dieci anni il prodotto interno lordo è aumentato in Italia meno del 3 per cento; del 12 in Francia, paese europeo a noi simile per popolazione”.
Nella sua ultima relazione annuale, il  governatore della Banca D’Italia nota che una delle principali cause  del differenziale di crescita, risiede   nel   divario della produttività oraria: “ferma da noi, salita del 9 per cento in Francia”. Il   governatore Draghi, a proposito, fa notare che  il deludente risultato italiano è uniforme su tutto il  territorio nazionale,  da Nord a Sud, concludendo che “se la produttività ristagna, la nostra economia non può crescere”.

Il calo della produttività può essere ricondotto a due ordini di fattori:

1.      Scarsità di investimenti nelle nuove tecnologie, in particolare nelle bio, nano e info Technology. Draghi:  “La nostra produttività ristagna perché il sistema non si è ancora bene adattato alle nuove tecnologie [e] alla globalizzazione”.

2.      Il prevalere di  interessi corporativi e delle più svariate forme di  rendita, sempre secondo Draghi,  “deprimono l’occupazione e minano la competitività complessiva del Paese”.

Le cause della crescita lenta e degli scarsi livelli di produttività   vengono attribuite, tra l’altro,  al  ritardo strutturale di numerosi altri fattori:

      Lo stato della Giustizia Civile;
      Il mancato completamento della riforma della scuola;
      Il mercato del lavoro (Dualismo tra stabilizzati e precari);
      Lo stato delle  Relazioni  Industriali (contratti aziendale);
      Il livello inadeguato dell’occupazione  femminile;
      L’arretratezza dei servizi offerti dalla PA;
      L’insufficienza delle Infrastrutture.

Abbiamo scelto il tema della produttività per mettere in evidenza le cause storiche dell’eterna arretratezza dell’Italia su questo specifico aspetto; diciamo subito, a scanso di equivoci,  che la Seconda Repubblica presenta un bilancio  disastroso nella  ricerca e nello sviluppo  tecnologico.A partire dagli inizi degli  anni ‘90 c'è stata una progressiva riduzione dell’investimento in ricerca pubblica di base,  non compensato dalla ricerca privata, quasi mai di base.Il capitalismo italiano ha scelto la  rendita finanziaria  e  immobiliare. Un  esempio per tutti: la Pirelli ha venduto  i brevetti sulla fibra ottica e ha creato  uno dei primi fondi immobiliari italiani. Il mattone è stato il settore più dinamico dell'economia italiana ed ha sottratto risorse ad impieghi più innovativi.
Oggi ci troviamo di fronte al dilemma dell’equilibrio dei conti pubblici e della crescita. Il governatore nella sua relazione auspica il raggiungimento di entrambi questi obiettivi.

Se le cose stanno così, la sfida posta alle politiche pubbliche appare ardua e impegnativa oltre ogni misura, ma soprattutto,  essa non può essere lasciata nelle mani del governo del malaffare e della conservazione dello status quo.

L’obiettivo della crescita richiede il reperimento di nuove risorse, che non possono provenire da ulteriori forme di indebitamento, i vincoli di bilancio lo impediscono nella forma più assoluta; è necessario quindi ricorrere a riforme strutturali radicali che siano in grado di stanare quell’enorme ammontare di ricchezza privata che ristagna inutilizzata o che propende a trasferirsi nei paradisi fiscali. Non basta la lotta all’evasione e all’elusione fiscale, non basta uniformare la tassazione sui redditi finanziari al 20 per cento. Occorre ben altro: l’eutanasia del rentier.

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