martedì 6 novembre 2007

L'impresa socialmente irresponsabile

“Si definisce irresponsabile un’impresa che al di la degli elementari obblighi di legge suppone di non dover rispondere ad alcuna autorità pubblica e privata, né all’opinione pubblica in merito alle conseguenze in campo economico, sociale e ambientale delle sue attività.”

“Il processo di costruzione dell'impresa irresponsabile ha incluso due tappe principali. Anzitutto lo sviluppo d'una nuova concezione dell'impresa, fondata sulla massimizzazione a ogni costo, e a breve termine, del suo valore di mercato in borsa, quali che siano il suo fatturato o le sue dimensioni produttive. In secondo luogo, al fine di affermare nella pratica la concezione del "valore per gli azionisti" sono stati modificati struttura e funzionamento degli organi di governo dell'impresa. All'interno di questi si è verificato il ritorno al potere diretto della proprietà, anche di tipo tradizionale - il capitalismo familiare - ma soprattutto di quello di nuovo tipo, rappresentato dagli investitori istituzionali: fondi pensione privati e pubblici, fondi d'investimento, compagnie di assicurazione"


Abbiamo tratto queste citazioni dal libro di Luciano Gallino, L’impresa irresponsabile Einaudi, Torino 2005; un libro che mostra, per così dire, the dark side della Corporate Governance. L’autore concentrandosi su tale tema affonda, mette in evidenza risvolti drammatici, ricadute sul sociale e, infine, delinea un via d’uscita suggerendo possibili riforme.

Da dove trae origine l’irresponsabilità sociale delle imprese? Dalle metà degli anni ’60 a tutti gli ’80, come mostrano le statistiche, si è verificato un crollo verticale dei livelli del saggio di profitto, che ha messo in discussione l’organizzazione fordista del modo di produzione. E’ subentrata un’epoca di finanziarizzazione dell’economia, in cui prevale il valore di mercato dell’impresa e i meccanismi della borsa valori.

Teoria economica, norme giuridiche, tecnologie si sono concentrate nella ricerca di efficacia di questo nuovo orientamento, molto ha contribuito l’ICT con la conseguente massa di dati e informazioni resi disponibili per gli investitori e gli speculatori di tutte le specie.

Innumerevoli sono gli effetti che l’autore individua in relazione a questo stato di cose. Notevoli sono le conseguenze per quanto concerne i rapporti di lavoro: flessibilizzazione, bassi salari, sfruttamento intensivo, la diffusione del fenomeno dell’outsourcing. Le corporation affidano ad aziende ubicate in estremo oriente o in aree di nuova industrializzazione dovunque vige un sistema di bassi salari (da 1,5 a 5 dollari al giorno), interi segmenti del processo produttivo.

Protagonista, in questa fase, è l’impresa transnazionale; si tratta di grandi aziende completamente deterritorializzate, le quali pur mantenendo la testa in paesi del nord del mondo, distribuiscono la propria attività produttiva in qualsiasi luogo, mai in via definitiva e, in particolare, dove sono presenti le condizioni più idonee alla realizzazione dei propri piani di sviluppo e livelli elevati di redditività.

Condizioni di lavoro, prezzi, trasporti, media, ambiente, tempo libero, alimentazione, forme di risparmio e rischi connessi, organizzazione della famiglia, la possibilità stessa di progettarsi un'esistenza, piaccia o no, dipendono tutte da decisioni che provengono, più che dal governo dei singoli paesi, dal governo delle imprese; le quali non sempre si preoccupano delle conseguenza delle loro scelte sulla vita delle persone.


E’ possibile intravedere una possibile via di uscita dal presente stato di cose? Una via di uscita, per il nostro autore, sta nella diffusione della Responsabilità Sociale delle imprese.

Per instaurare un capitalismo di imprese socialmente responsabili è necessario riformare le regole di governo delle imprese (la Corporate Governance). Ciò appare, a prima vista, come un’impresa difficile e di estrema complessità, l’irresponsabilità spesso si annida nel DNA delle imprese.

La Responsabilità sociale è un costo che non tutte le imprese sono disposte a sostenere; una spinta può venire dalla società, dalla capacità di trovare un punto di equilibrio tra etica e affari; ma ciò richiede un’ informazione trasparente, non manipolata, e la necessità di dotare i controllori di poteri e strumenti efficaci di intervento.

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