Noi non crediamo agli oracoli per questo riteniamo che il recente rapporto negativo sull’Italia di Standard &
Poor’s, dove, in sintesi, si afferma che
"I fondamentali
creditizi dell'Italia sono relativamente deboli ma non si stanno deteriorando
ed esistono ampi spazi di manovra per migliorarli con riforme strutturali e
ulteriori correzioni fiscali", vada appunto considerato in una giusta
prospettiva che ci spinge ad individuare più fondamentali e gravi ragioni di
declassamento.
L’antipolitica governa l’Italia da almeno un quindicennio.
L’antipolitica, per definizione, è un metodo di governo della cosa pubblica che
esclude l’interesse generale a favore di
quello individuale. La sua lunga durata ha favorito la formazione e il consolidamento
di gruppi di interesse che si sono
insediati nei gangli vitali della
società, esercitando comando politico, economico ed egemonia culturale, il tutto senza
principi. Ogni ipotesi di riforme strutturali, nella prospettiva dell’interesse comune e della
modernizzazione del paese, è stata
espunta dal panorama delle scelte politiche fondamentali. Ora siamo giunti ad
un punto di svolta, alla necessità di una
transizione rapida; ad una situazione che presenta gravi rischi.
Sul piano economico, vige uno stato di paralisi dovuto, tra
l’altro, alla mancanza di una politica economica all’altezza della
gravità della crisi finanziaria internazionale e dei suoi riflessi interni.
Nella società italiana prevalgono, ad ogni livello, nel
pubblico come nel privato, interessi
corporativi che godono di posizioni di
rendita, che riducono gli spazi di
manovra e ostacolano qualsiasi politica
di riforme.
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